Testimonianze – Sergio Leone, C’era una volta in America

Il castoro, 1988

Che cos’è C’era una volta in America ?

È un omaggio alle cose che ho sempre amato, e in particolare alla letteratura americana di Chandler, Hammett, Doss Passos, Hemingway, Fitzgerald. Personaggi che, quando li ho conosciuti, erano proibiti in Italia. Li ho letti in clandestinità ai tempi del fascismo, e come tutte le cose proibite hanno assunto un significato anche superiore alla loro importanza effettiva. In secondo luogo è la ricostruzione più compiuta di quell’America che ho inseguito e sognato per anni. L’America delle contraddizioni e del mito. Infine, è una riflessione sullo spettacolo, sull’arte visiva. Non a caso, il film inizia e finisce in un teatro d’ombre cinesi: il pubblico delle ombre cinesi sta alle ombre cinesi come il pubblico del film sta al film. C’è una simbiosi tra loro e noi. È un doppio schermo, anzi un pubblico che guarda un altro schermo.

La sceneggiatura di C’era una volta In America ha richiesto cinque anni di lavoro. Eppure anche così manca qualche raccordo, c’è qualche passaggio un po’ oscuro.

Il film durava quattro ore e mezza, e per forza di cose ho dovuto eliminare qualcosa nel montaggio definitivo. Non me ne pento affatto, e nazi credo che questo giovi al fascino del film. Quel mistero, quel senso di vago e indefinito, quei piccoli salti narrativi fanno parte della storia, anzi ne sono un elemento quasi essenziale. E i ricordi, sono sempre precisi, impeccabili, immutabili ? Raccontare dieci volte la stessa storia, in fondo, significa raccontare dieci storie diverse.

L’ironia che accompagna tutti i suoi film, in C’era una volta in America si fa da parte.

Non poteva che essere così. I gangster non sono più i pistoleri della prima frontiera, sono cresciuti, e quel po’ di ironia che c’è nel film è proprio a quel tipo di personaggi. Ecco perché l’ironia di C’era una volta in America fa riferimento soprattutto al sesso: i tempi sono fatalmente cambiati.

Il sorriso di Robert De Niro che conclude il film è stato definito il sorriso più bello della storia del cinema. Vuole parlarcene ?

Come si fa a spiegare il sorriso della Gioconda? Ho voluto che il film finisse in un modo del tutto aperto, e che ogni spettatore potesse interpretarlo secondo la sua sensibilità. C’era una volta in America può essere un flashback, e quindi una storia che Noodless oramai vecchio ricorda al momento in cui torna nei luoghi della sua giovinezza. Ma può anche darsi che Noodless non sia mai uscito dalla fumeria d’oppio, e che il film sia perciò il sogno di un drogato. Quel sorriso è un suggello a questa ambiguità.

4 Risposte to “Testimonianze – Sergio Leone, C’era una volta in America”

  1. E’ interessante leggere le interviste che negli anni ’80 erano presenti nelle fantastiche edizioni il castoro, un gioiello allegato al quotidiano l’unità..
    Simone

  2. il film più bello !!

  3. Film…. sicuramente tra i miei preferiti e poi il cantico dei cantici è la dichiarazione d’amore più bella di tutta la storia del cinema. Si secondo me si 😉

  4. Raffaella Says:

    Da quando ho visto il film è entrato nella mia top ten sopratutto per la scena del cantico dei cantici che, secondo me, è la dichiarazione d’amore più bella della storia del cinema;-) complimenti a Sergio ….. anche se ci sono scene un pò crude che cmq riescono a rendere il film ancora più verosimile in perfetta coerenza con il mondo di quell’epoca … non sicuramente ortodosso. Una delle qualità di Sergio Leone era proprio quella di saper riprodurre, in maniera magistrale, la quotidianità di quei decenni a tal punto da far entrare in contatto personaggio e spettatore che camminanon fianco a fianco. almeno a me è successo così e a voi ?
    Complimenti anche a tutti gli attori ma sopratutto a De Niro resterai sempre il migliore e il più affascinante;-)

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